Avevamo lasciato i nostri personaggi proprio all’inizio della loro avventura. Vediamo come prosegue!

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Compagna di arrampicata e di cabina 

Cristina è ottimista e determinata. Da anni arrampica sulle pareti più diverse, la fatica non la spaventa ed è in grado di mantenere la calma anche nelle situazioni più complesse. È abbastanza paziente da rispiegarmi manovre con la corda fatte e rifatte, ma che dimentico alla velocità della luce, se non pratico abbastanza assiduamente. Decidiamo che parte lei, che è più allenata e forte: un piacere guardarla arrampicare. Io le farò sicura con tutta l’attenzione di cui sono capace. Se dovesse stancarsi, alla prossima via le darò il cambio e tirerò io da prima. Oggi mi capita che io debba arrendermi su una via banalissima. Mi sento umiliata, ma Cristina riporta tutto a una dimensione normale, mi incoraggia, e ben presto il mio umore torna positivo.

Sandra riesce a mettermi a mio agio: è madrelingua spagnola e potrebbe tirarmi le orecchie ad ogni strafalcione che compio in una lingua non mia, ma riesce sempre a insegnarmi qualcosa senza ledere il mio amor proprio. Non lavora con superficialità, tutt’altro. Ha sempre le orecchie tese ed è pronta ad aiutarmi quando mi vede in difficoltà con alcuni termini o modi di dire. Mi piace ascoltarla e appuntarmi alcune espressioni che vorrei entrassero a far parte del mio vocabolario e che cercherò di utilizzare appena possibile durante l’interpretazione per questo evento. Decidiamo di darci il cambio ogni 20/30 minuti, a seconda della difficoltà del contenuto o della velocità dell’oratore. Con occhiate furtive ci confermiamo che va tutto bene, che l’oratore è molto veloce, ma che è tutto sotto controllo. 

Interpretare-Arrampicare / Il discorso-La parete

La parete è sempre un territorio sconosciuto. Ma quando mi trovo davanti alla falesia, e comincio ad arrampicare, tutta la preoccupazione scompare per lasciare spazio alla massima concentrazione. Contemporaneamente la mente inizia la propria meditazione in movimento. I piedi cercano gli appoggi giusti, le mani afferrano gli appigli. I polpastrelli sentono di volta in volta muschio, licheni, sabbia, saldo granito o lame taglienti. Occorre distribuire con attenzione il peso del corpo, fare movimenti decisi ma non avventati, capire la direzione della via in anticipo e solo dopo spostarsi con gli arti. Certo, puoi mettere una mano o un piede su una roccia malconcia e farla cadere. In quel caso devi urlare “roccia” alla tua compagna di arrampicata perché si ripari, e poi continui per la tua ascesa, con ancora maggiore concentrazione. In alto, la sosta. La raggiungi, con soddisfazione, e a volte nemmeno ti guardi attorno per goderti il paesaggio. Perché ti è bastata la scalata. Eri lì principalmente per salire. Arrivare è una semplice conseguenza.

Un intervento è sempre un terno al Lotto o quasi. Sempre più frequentemente purtroppo il cliente non fornisce alcuna presentazione, né una traccia o qualche appunto con cui potersi prefigurare la direzione del discorso. Nel corso dell’interpretazione ti potrai imbattere in locuzioni, forme sintattiche involute, frasi lasciate in sospeso, riferimenti culturali strani. E lì la tua compagna di cabina sarà ancor più preziosa, scrivendoti su un foglio di carta il suggerimento giusto al momento giusto. Non bisognerà mai perdere la testa. Qualche secondo di black-out e l’oratore avrà già pronunciato due o tre frasi, che non potrai mai più recuperare. A volte, invece, mentre si lavora si è in stato di grazia, e le frasi filano lisce come l’olio, le soluzioni linguistiche trovate sono brillanti ed efficaci e la soddisfazione diventa un carburante per il cervello. Alti e bassi avvengono nello stesso, limitato, turno di 20/30 minuti, dove ci si gioca il tutto e per tutto. Poi si passa il microfono alla collega, e allora puoi ripensare a quanto è successo e riposarti.

Conclusione del racconto

La giornata in parete è finita. Siamo sorridenti, nonostante qualche livido o qualche batosta presa scalando su vie più o meno difficili. Una birra con il gruppo è d’obbligo, per scambiare battute e racconti, condividendo gioie e dolori di questa disciplina straordinaria che è l’arrampicata sportiva.

“Vi ringraziamo per l’attenzione!”, così spesso si conclude l’evento. A volte nessuno riconosce apertamente il lavoro fatto dalle interpreti, a volte qualcuno dal pubblico si avvicina e ci ringrazia personalmente. E allora un grande sorriso ci si allarga in volto, contente di aver lavorato bene. Due chiacchiere con Sandra e con le colleghe delle altre cabine, commenti su quanto è stato detto, risate stanche ma soddisfatte.

Riflessioni

Mi auguro di cuore di essere riuscita a trasmettervi un briciolo dell’enorme entusiasmo che mi pervade quando arrampico e quando faccio il mio lavoro. Spero abbiate colto la complessità di entrambe le attività, lo sforzo richiesto prima e durante l’attività stessa e l’importanza di avere accanto persone che sanno quello che stanno facendo.

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