Com’è nata l’idea di questo articolo?

Quando è stato il momento di tradurre il mio sito web in inglese, e confrontandomi con un traduttore e revisore britannico, è subito emerso un piccolo nodo che, se non gestito nella maniera adeguata, avrebbe potuto scatenare una serie di malintesi e giudizi ostili a scapito della mia immagine.

Ma andiamo con ordine.

Come spiegato brevemente sul mio sito, pratico l’arrampicata sportiva su roccia e su falesia con passione, anche se solo da solo qualche anno. Questo perché trovo l’arrampicata un’attività molto affine al mio modo di essere e inoltre presenta numerosi punti di contatto con la mia professione di interprete, come spiego in questo articolo del mio Blog: “CLIMBER E INTERPRETE DI SIMULTANEA“.

L’arrampicata

Per i non addetti ai lavori, l’arrampicata sportiva è una forma di arrampicata libera (free-climbing). Quest’ultima attività prevede che si salga su pareti di roccia progredendo attraverso l’uso di mani e piedi. Corda e altri dispositivi di sicurezza vengono utilizzati per garantire la propria incolumità fisica.

L’arrampicata sportiva prevede che la parete di roccia sia già attrezzata con chiodi, spit o resinati a cui assicurarsi durante l’ascesa. Come ci ricorda il sito Allmountainsite, al termine del tiro (distanza che va da terra ad un punto di sosta, o da sosta a sosta), “vi è poi una sosta, dove l’arrampicatore si auto-assicura per recuperare il compagno e continuare la via (insieme di più tiri) o semplicemente utilizza per ricalarsi a terra.”

Come si può auto-definire chi pratica l’arrampicata sportiva?

Il sostantivo “climber” ha in inglese, come d’altronde in italiano il sostantivo “arrampicatore”, una connotazione negativa. Questo articolo vuole fare chiarezza sull’uso della lingua italiana -in primis- e ovviamente di quella inglese, in questo ambito.

Nella lingua italiana, come spiega chiaramente l’Accademia della Crusca in un’interessante discussione in merito, esistono due verbi distinti per descrivere un’attività simile ma non certamente uguale: arrampicare e arrampicarsi. Il primo “è un termine tecnico, che vale per ‘praticare lo sport dell’arrampicata’ (sport denominato a volte anche con il termine inglese climbing)” mentre il secondo è definito come “salire aiutandosi con mani e braccia” ed è quindi un’azione che chiunque può compiere.

Derivato di “arrampicarsi” è il sostantivo “arrampicatore”, che per Treccani in italiano ha come primo significato “chi ha compiuto o compie arrampicate alpinistiche, scalatore” e come secondo significato, in senso figurato (arrampicatore sociale, calco dell’inglese social climber), “chi, spinto da ambizione, cerca con ogni mezzo, spesso sfruttando amicizie politiche, di elevare la propria posizione sociale, tentando di farsi accogliere in ambienti che gli consentano di ottenere vantaggi e privilegi, non solo in vista di un interesse economico, ma anche per accrescere il proprio prestigio personale”.

Ecco dunque il nodo di cui vi parlavo. Se mi fossi autodefinita “arrampicatrice” o “climber” il pubblico italiano e quello inglese avrebbo probabilmente cominciato a pensare, in un angolo del proprio cervello, che sono un’arrivista senza scrupoli, o una persona spregevole tout court.

E così ho deciso di definirmi “climber” in lingua italiana e “rock climber” in lingua inglese.

Ironia della sorte vuole infatti che in Italiano sia ormai di uso comune la parola “climber” per descrivere uno scalatore di montagne (e ancora una volta la Treccani mi viene in aiuto, riportando free-climber e climber rispettivamente come locuzione e sostantivo che descrive un cultore dell’arrampicata libera).

In inglese, invece, per evitare di sembrare una “social climber”, ovvero “one who attempts to gain a higher social position or acceptance in fashionable society” (Merriam-Webster Dictionary) ho deciso di utilizzare “rock climber”, a indicare semplicemente l’attività di “mountain climbing on rocky cliffs”.

Chi sono, in conclusione

Ho voluto che questo fosse uno dei primi articoli del mio Blog perché mi ha dato l’opportunità di spiegare meglio chi sono, giocando con le parole e su un territorio “neutro” come quello di una passione sportiva. Fra le caratteristiche di una climber c’è infatti anche il presentarsi in modo trasparente sin da subito, per come si è. Chi arrampica seriamente si accorgerebbe immediatamente che mi muovo ancora poco fluidamente e che non sono in grado di fare scalate difficili. Proprio perchè non mi permetto di spacciarmi per quello che non sono, specifico sempre che è da poco tempo che arrampico.

La stessa umiltà desidero applicarla al mio mestiere, nonostante in questo caso siano più di dieci anni che lavoro come interprete. Quello che voglio che emerga fra clienti, potenziali tali e colleghi/e è che sono sempre disposta a ragionare e mettermi in discussione, ma che ho anche le competenze, la curiosità e la serietà per sostenere il mio punto di vista e lavorare con entusiasmo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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