
Sono perfettamente a conoscenza degli sviluppi impressionanti che la tecnologia sta compiendo nell’ambito dello sviluppo di software per la traduzione simultanea e mi tengo costantemente aggiornata per studiare meglio i passi del “nemico”. Mi correggo: l’Intelligenza Artificiale va considerata un utile alleata dell’interprete, che la può sfruttare a suo vantaggio, ottenendo il massimo dagli immensi database terminologici esistenti e dai dizionari online per superare le barriere linguistiche.
Tecnologia per la traduzione: cosa esiste sul mercato
Se sulla stringa di ricerca di Google scrivo “App interpretazione”, la quasi totalità dei risultati si riferisce all’interpretazione dei sogni. Cominciamo bene…ironico, no?
Già con la ricerca “App traduttore vocale”, ho maggiore successo. Non ruberò il mestiere a Salvatore Aranzulla, voglio solo fare una Top 3 dei suggerimenti online per le App utilizzabili da smartphone. Fra i primi ovviamente Google Traduttore, che ha anche una funzione di traduzione simultanea. Ho provato a metterlo in difficoltà con cognomi -all’interno di frasi -che potessero sembrare semplici “parole da tradurre”, ma non ci è cascato (es. Michell Zappa, Francesco Russo, etc.). Tra l’altro, a fine gennaio 2020, da Mountain View hanno svelato che è in fase di test un nuovo sistema in grado di tradurre interi discorsi trascrivendoli simultaneamente nella lingua preselezionata, con Google Assistant che si occuperà poi di rileggere il tutto inviando un segnale vocale all’ascoltatore. C’è poi Microsoft Traduttore. Questo ascolta, traduce, e poi ripete quanto ha tradotto via audio. Accuratezza buona. Infine, iTranslateVoice: spingendo sulla bandierina della lingua d’origine si pronuncia una frase e dopo pochissimi secondi l’App traduce in forma scritta e vocale, con un buon grado di affidabilità.
Se vi trovate in mezzo a un quartiere periferico di Taipei sarà certo utile poter almeno chiedere aiuto a qualcuno in cinese mandarino semplicemente chiedendo aiuto al microfono del vostro smartphone…quindi benvenuta la tecnologia super avanzata che consente di parlare in tutte le lingue del pianeta ma… altra cosa è interpretare in occasione di una delicata trattativa commerciale, di un impegnativo convegno di medici specialisti o di una rumorosa visita aziendale di gruppo.
L’interprete in carne e ossa
Studi scientifici pubblicati nelle più importanti riviste mostrano come, da risonanze magnetiche funzionali, il cervello di un/un’interprete sia splendidamente attivo in numerose e diverse aree durante il proprio lavoro: ci vorrà ancora tempo perché un software di Intelligenza Artificiale possa sostituire questo capolavoro. Credo che il cervello umano, se ben usato, possa mitigare gli effetti mostrati nel grafico sottostante:
All’aumentare dei contenuti e della tecnologia che li veicola, infatti, non corrisponde un uguale aumento delle capacità umane di ascolto empatico e comprensione. Ed è qui che entra in gioco un/una buon/a interprete.
Continuo a sostenere il ruolo insostituibile dell’interprete in carne ed ossa, poiché l’interpretazione non è solo una questione di “tradurre da una lingua all’altra” ma anche e soprattutto saper eseguire in tempo reale un’attenta valutazione del parlante che abbiamo davanti, dei suoi gesti, della sua intonazione e del suo accento, del suo comportamento e di come agisce nello spazio circostante. Una valutazione, questa, sempre più delicata e fondamentale in ambito aziendale, congressuale o fieristico.
Quale futuro?
In conclusione, per rafforzare la stima, la reputazione di affidabilità e la fiducia, un interprete dovrà sempre più puntare su rapporti veri e duraturi, spendendo energie -online e offline- per costruirli, arricchendo di emozioni il proprio lavoro, formandosi e accrescendo il proprio livello culturale. Non per diventare un contenitore di Big Data, ma per stabilire un rapporto empatico nei confronti degli altri, colleghi o clienti che siano, non importa. Non è forse vero che “Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni”?