
Qualche mese fa, ho conosciuto Alessandra Zoppi in 2 dimensioni, quelle dello schermo di un computer. Ma ben presto qualcosa mi ha fatto capire che in lei c’erano una profondità e una vastità che poi ho riscontrato ancor meglio più tardi.
Il mio intuito è certo stato aiutato dal contesto in cui ci siamo incontrate. Si trattava di un corso di certificazione avanzata EQ Facilitator organizzato da Six Seconds Italia. In sintesi, un corso sull’apprendimento trasformazionale, sul cervello e le neuroscienze, ma soprattutto sull’intelligenza emotiva.
In quell’occasione, assieme ad una collega, lavoravo come interprete simultanea italiano<>inglese, ed Alessandra, Coach & Consultant Hr, frequentava da remoto.
Durante il corso tutti i partecipanti erano chiamati a condividere una storia, e quella di Alessandra mi è arrivata dritta al cuore. Forse perché parlava del Cammino di Santiago, forse perché la domanda che poneva a chi era in ascolto aveva una potenza particolare.
Con Alessandra ci siamo accordate affinchè la sua storia camminasse oltre lei e me e arrivasse a voi. Spero che il nostro regalo vi piaccia.
Buone feste e…continuate ad esplorare!
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LA LIBERTÀ DI SCEGLIERE
Foto e testo di Alessandra Zoppi, Coach & Consultant Hr
Per la serie nulla accade mai per caso, oggi vorrei portarvi in un luogo speciale per me. Qualche giorno fa, durante un percorso per la mia formazione personale, sono inciampata “per caso” in un piccolissimo oggetto, una piccola conchiglia d’argento, che subito me ne ha fatta ricordare una un po’ più grande, che per quasi un mese mi è stata costantemente accanto: la “concha” che i pellegrini del Cammino di Santiago si tengono sullo zaino, come segno di protezione per il cammino che stanno affrontando
Un giorno di qualche anno fa, dopo aver messo in discussione tutta la mia esistenza, ho deciso di regalarmi tempo, tempo preziosissimo per mettermi uno zaino in spalla e partire per il mio Cammino di Santiago.
L’avevo desiderato tantissimo, avevo un’idea, perché l’avevo sognato, di come sarebbero stati i primi giorni dei 23 che avevo a disposizione. Sapevo anche che per arrivare a Santiago percorrendo il Cammino francese ci vuole davvero un mese e quindi ero consapevole che, ad un certo punto, avrei dovuto fare una scelta e quindi un salto nello spazio per poter proseguire e arrivare a Santiago.
Sono partita da sola, subito ho trovato un gruppo di persone e mi sono divertita tantissimo, però ad un certo punto ho dovuto prendere un treno che mi ha portata avanti di 150 km, ma soprattutto mi ha portata davanti ad una delle mie più grandi paure: restare da sola. Ho scelto di restare da sola per 4 giorni, non ho parlato con nessuno, non ne sentivo il bisogno e mi sono concessa di stare lì, sola con me stessa, per quello che è stato un incontro davvero speciale con la parte più profonda di me.
Alla fine del quarto giorno sono arrivata in cima a O’Cebreiro, con il desiderio grande di dormire proprio in quel posto così suggestivo e unico, ma c’era un gran freddo perché era appena piovuto e avrei dovuto restare in fila a lungo davanti all’ostello per poter avere un letto. Ho deciso così di camminare ancora un poco e dopo una salita faticosa, girandomi per godere del paesaggio, mi si è presentato un meraviglioso arcobaleno! Era quello il posto dove fermarmi per quella notte.
L’ostello aveva pochi letti, un bellissimo e caldo camino acceso, qualche gallina e un cane che girellavano liberi, alcune persone sedute attorno ad un tavolo. Mi sono seduta anche io insieme ad alcuni ragazzi italiani e stranieri per scambiare due parole, mangiare qualcosa e finalmente andare a riposarmi.
Ricordo perfettamente il mattino dopo, quando zaino in spalla ho scelto di ripartire, da sola, nel silenzio del sentiero di fronte a me. Ricordo il grigio del cielo, ricordo perfettamente lo scricchiolare della ghiaia sotto i miei scarponcini, l’odore dell’erba umida. Era grigio, era presto, ero da sola. E’ stato esattamente in quel momento che ho percepito una forza immensa dentro di me, come una luce che arriva esattamente al centro del petto che mi diceva chiaramente “TU non sarai MAI sola”. Sembrava il sole di mezzogiorno!
Pochi minuti dopo ho sentito qualcuno alle mie spalle che cercava di richiamare la mia attenzione, era uno di quei ragazzi della sera prima “non penserai di arrivare da sola a Santiago, io cammino con te” e da lì abbiamo camminato insieme, con quel calore dentro e la voglia di proseguire sorridendo.
Perché vi ho voluto raccontare questa storia? Perché ho scoperto una forza immensa guardando dentro ad una paura. Tante volte in questi anni ho sentito persone, donne soprattutto, che desideravano tantissimo partire, ma non si concedevano di farlo per tanti, validissimi motivi. La domanda, per me più interessante, che vorrei fare a queste persone è: cosa potrebbe accaderti se iniziassi a guardare dentro ad una tua paura?
Buon cammino!